Un tempo le polemiche letterarie erano confinate sulle terze pagine dei quotidiani, dove gli scrittori si scontravano attraverso critiche che non trascendevano mai le regole dello stile. Con effetti, ammettiamolo, abbastanza soporiferi. Tutt’altra musica oggi: la rete e i social network, su cui scrittori e critici si muovono con disinvoltura, offrono ben altro palcoscenico e le contese letterarie assumono un tono scoppiettante.
Gli ultimi giorni sono stati ricchi di colpi di scena. Merito, o colpa, di Gian Paolo Serino: il fondatore del magazine letterario Satisfiction, fautore di una critica letteraria rock – non per niente ha collaborato con Vasco Rossi –, una critica ad alta temperatura emotiva e fuori dai denti. Il primo colpo è stato assestato a Paolo Roversi: reo, lo scrittore noir, di una benevola intervista sul Corriere della Sera a Bea Buozzi, autrice di un libro alla Sex and the City per Mondadori. Tutto bene, se non fosse che la Buozzi, rivela Serino, si chiama in realtà Eleonora Boggio, ed è la moglie di Roversi.
Intendiamoci, i quotidiani sono pieni di quelle che si definiscono “affettuosità giornalistiche”, ossia giornalisti e scrittori amici che si recensiscono a vicenda. Ma qui è stato superato il limite. Serino interpella con un tweet Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere: “È normale che sul Corriere uno scrittore intervisti sua moglie?”. De Bortoli è costretto a replicare: “No, non lo sapevamo. Le mie scuse”.
Ma Serino non si ferma qui: su Satisfiction esce ieri un articolo a firma di Pippo Russo che rivela, citazioni alla mano, che lo scrittore Antonio Scurati ha preso diversi brani da un suo libro del 2009, Il bambino che sognava la fine del mondo, riportandoli in maniera quasi letterale nel suo nuovo romanzo, Il padre infedele, finalista al premio Strega di quest’anno. Ed è autoplagio, denuncia Serino. Che subito interpella i giurati del premio, per sapere se intendano prendere provvedimenti.
Le due vicende costringono a porsi alcune domande, rimbalzate sui social tra lettori indignati. Sul caso del Corriere: è ovvio che un direttore non possa controllare tutti gli articoli del suo quotidiano, e vanno apprezzate le scuse immediate di De Bortoli. Ma qualcuno sul giornale dovrà controllare: o nell’era della supervelocità della rete rischia di tramontare il fact checking, il controllo dell’affidabilità di notizia e fonti?
Il caso Scurati chiama in causa gli editori: i due libri sono stati pubblicati entrambi da Bompiani. Possibile che i redattori della casa editrice non si siano accorti di nulla? Anche qui colpa della troppa velocità impressa dalla rete all’informazione e alla cultura?
Il paradosso è che quella rete che nutre le nostre cattive abitudini è la stessa che impietosamente porta a galla tutte le magagne. Spesso, con le sembianze allegramente censorie dell’implacabile Serino. Aspettiamo le prossime puntate: siamo certi che non finirà qui.
Evvvvai….GPS. Svelaci il mondo oscuro dell’editoria! macoci
Per i giornali il fact-checking mi risulta morto da mo’…