Sono parole dure e per diversi aspetti non preventivabili, quelle che giungono proprio in queste ore da un personaggio del calibro di Eric Schmidt, numero uno di Google, che sembra non avere la massima stima dell’Italia, ma soprattutto del modo in cui i vari governi, nel corso degli ultimi anni, hanno provato ad avvicinare i giovani alle nuove tecnologie.
In particolare, Schmidt ha parlato esplicitamente di “fallimento” da parte delle istituzioni politiche in occasione del suo intervento, poche ore fa, presso la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza:
“Il sistema educativo italiano non forma persone adatte al nuovo mondo. Sarebbe necessario un cambiamento nel sistema di istruzione italiano. Negli Stati Uniti, in tutte le scuole si insegna informatica. Io credo che l’Italia possa fare di più per creare posti di lavoro per i giovani. E la strada giusta è quella della scommessa sulla digitalizzazione. Voi avete un asset che è il patrimonio storico-artistico ma non avete la tecnologia”.
Insomma, secondo Schmidt, che ci è andato giù duro, all’Italia mancherebbe nella sue fondamenta la cultura del web e quella che lui stesso considera la consapevolezza che questo mondo, sotto diversi punti di vista, possa far crescere l’economia, soprattutto se si rivolge lo sguardo al settore degli smartphone.
Immancabile la replica da parte di un personaggio politico del calibro di Dario Franceschini, il quale ha cercato di non alimentare la polemica, ma, allo stesso tempo, ha voluto ribadire alcuni concetti importanti. Il suo pensiero, fondamentalmente, ruota attorno al fatto che in ogni Paese ci sono determinate propensioni e che, in questo modo, un ragazzo italiano se da un lato potrebbe avere qualche difficoltà in più nell’informatica ma, allo stesso tempo potrebbe primeggiare in storia medievale. Sarà questo scambio di conoscenze il futuro della globalizzazione.
primeggiare in storia medievale….che culo!!!!!