Ex tecnico della CIA e collaboratore della Booz Allen Hamilton (azienda di tecnologia informatica consulente della NSA), Edward Snowden, ha rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico, ritenuti top secret. Tutto ciò è iniziato nel 2013, ed è stato l’inizio di ciò che poi la stampa mondiale ha battezzato come NSAgate.
Quando è scoppiato lo scandalo NSAgate, in molti sono rimasti scioccati; molti altri hanno sorriso amaro. Diciamoci la verità, il sospetto che gli USA monitorassero minuziosamente molte informazioni riservate in modo del tutto illegale, è sempre stato più di un sospetto. Snowden ne ha sottoscritto la certezza. Ed Oliver Stone vuole trarne un film da tutto ciò.
Stone è abituato alle critiche, quelle diciamo più di stampo prettamente politico; il suo cinema spesso è un atto di denuncia e ancora più spesso va contro quello che potrebbe definirsi come sentimento patriottico statunitense. E anche questa volta è molto probabile che di rimproveri, discussioni e aspre polemiche ne pioveranno non poche sul suo conto. La storia che ha deciso di raccontare ha tutti gli ingredienti di quella che potrebbe essere una spy story dal sapore ambivalente: si perché Snowden nel bene e nel male ha deciso di fare un gesto eclatante, che per alcuni è stato un atto di tradimento, di codardia, per altri di grande coraggio. Inutile dire che Stone propende per quest’ ultima ipotesi.
Il due volte premio Oscar (per Platoon e Nato il 4 di luglio) baserà il suo film sul libro scritto dal giornalista del Guardian Luke Harding, The Snowden Files: The Inside Story of the World’s Most Wanted Man, di cui ha acquistato i diritti. Questo risulterà ancora più interessante, anche da un punto di vista commerciale, per il semplice fatto che scatterà sicuramente il confronto con il lavoro, basato sulla stessa storia, che sarà prodotto dalla Sony pictures. La major nipponica, infatti, si ispirerà al libro del premio Pulitzer Glenn Greenwald No Place to Hide: Edward Snowden, the NSA, and the U.S. Surveillance State, per trarne anche essa un lavoro cinematografico.
In ogni caso, comunque vadano le cose, noi semplici spettatori non avremo che da guadagnarcene, in termini di confronto e in un periodo storico dove ci assale il sospetto che a volte vengano taciute realtà fondamentali a tutto ciò che fa da corollario al concetto di libertà. D’altro canto come disse un certo Orwell:
Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario