Una donna incinta è stata lapidata dalla sua stessa famiglia in pieno giorno davanti a una folla di spettatori a pochi passi da un tribunale di Lahore. La sua colpa? Aver sposato l’uomo che amava. La vittima, Farzana Parveen, 25 anni, incinta di tre mesi, aveva sposato contro il volere della sua famiglia il 45enne Mohammad Iqbal dopo un lungo fidanzamento. Il padre di Farzana, Mohammad Azeem, aveva denunciato Iqbal per rapimento affermando che aveva combinato un matrimonio tra la figlia e suo cugino, una pratica comune nel Pakistan conservatore, dove le donne che si sposano per amore sono viste come trasgressive e immorali. Mentre la coppia usciva dal tribunale dove era in corso il processo per rapimento, il padre, i fratelli e altri parenti di Parveen l’hanno separata dal marito, trascinata in strada, picchiata e colpita con mattoni fino a ucciderla.
Centinaia di donne sono uccise ogni anno in Pakistan, vittime dei cosiddetti “delitti d’onore”, commessi da mariti, genitori o altri parenti come punizione per presunto adulterio o condotta sessuale immorale. Molti di loro sono a piede libero perchè le famiglie si rifiutano di denunciare o, una volta scattata la denuncia, le indagini vengono svolte in maniera approssimativa e superficiale dalla polizia locale. Pochi casi arrivano in tribunale e quei pochi si concludono con l’assoluzione o pene molto lievi. Le leggi pakistane ad esempio permetttono l’assoluzione se la famiglia della vittima, che molto spesso è mandante dell’omicidio, perdona l’imputato, che spesso è un sicario assoldato proprio dalla famiglia.
La Commissione per i Diritti Umani del Pakistan ha calcolato che solo nel 2013 le donne uccise per onore sono 869. La cifra sarà probabilmente molto più alta perchè la Commissione compila le sue statistiche solo basandosi sulla rassegna stampa e altre fonti non ufficiali. Il governo infatti si rifiuta di fornire studi ufficiali in proposito. Tuttavia le lapidazioni in pubblico sono estremamente rare e numerose dichiarazioni di sdegno e condanna sono state espresse dopo quest’episodio.
“Non ho mai visto o sentito parlare di un’esecuzione così barbara, e la cosa più vile è che questa donna sia stata uccisa proprio di fronte a un tribunale.” ha affermano Zia Awan, avvocato e attivista dei diritti umani.
Abbiamo chiesto il parere di Iolanda Bronzoni, studentessa Optima Erasmus a Lisbona.
Per quale motivo in alcuni paesi permangono ancora queste tradizioni ancestrali? Pensi che col tempo riusciranno a essere superate?
Queste ”tradizioni” brutali sono culturalmente motivate e si perpetuano da secoli e secoli. In alcuni casi sono frutto di credenze religiose, spesso interpretate erroneamente, in altri casi sono dovute a codici morali rigidi, rafforzati spesso da fondamentalismi e rimasti immutati da anni. In Italia il delitto d’onore è stato abrogato nel 1981 e non so se questo potrà accadere in paesi come il Pakistan. Me lo auguro ma i contesti sociali, religiosi e storici di questi paesi sono totalmente differenti. Si può dire che questi paesi stiano ora attraversando una fase di emancipazione e sviluppo simile a quella che noi abbiamo vissuto secoli fa. Con la differenza che allora non avevamo altri paesi più civilizzati a cui fare riferimento o che pretendessero di darci lezioni.
Il Pakistan, come altri paesi dell’Asia e dell’Africa presentano ancora un’immagine femminile repressa e relegata, costretta a sottostare ai voleri del marito o del padre. Quanto tempo occorrerà perché tali discriminazioni siano superate una volta per tutte?
Le donne da sempre sono ritenute il sesso debole. Anche l’Europa, il Giappone, gli Stati Uniti, in altre parole il mondo cosiddetto civilizzato, è un mondo fortemente maschilista e presenta elementi di discriminazione sul lavoro e in famiglia. Come possiamo pensare che paesi in via di sviluppo non si comportino allo stesso modo? E come possiamo permetterci di dare il buon esempio e giudicare dall’alto tali paesi se anche noi ricadiamo negli stessi errori? E’ ovvio che parliamo di diversi livelli di discriminazione, solo pochi giorni fa leggevo che in India un uomo ha ucciso la moglie e le tre figlie, furioso per non aver avuto un figlio maschio. In questo caso intervengono anche motivi magari diversi, appunto perché dovuti a legami profondi con la religione.
C’è chi dice che il Pakistan ha le sue tradizioni e bisogna rispettarle, senza ergersi a giudice di un’intera cultura diversa dalla nostra. Sei d’accordo? O vi sono casi in cui neanche la cultura e le tradizioni diverse possono giustificare la violenza?
Io sono per il rispetto di tutte le culture. Ovviamente bisogna accettare le culture come queste ma fino ad un certo limite. Quando si violano i diritti umani, quando si viola il diritto alla vita, alla libertà (molto spesso paesi come questi non sono neppure dotati di leggi contro la violazione dei diritti umani), ebbene in casi come questi sarebbe assurdo giustificare tradizioni barbare con la cultura. Ci sono dei casi dove il buon senso e l’umanità devono prevalere sul rispetto e la tolleranza dell’altro.
Il padre di Farzana Parveen, arrestato dalla polizia, si è detto fiero del suo gesto. “Ho ucciso mia figlia perchè lei ha insultato la nostra famiglia sposando un uomo senza il nostro consenso e non ho nessun rimpianto in proposito”, ha affermato mentre veniva condotto in carcere.