Mancano pochissimi giorni alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, ma si riafferma con urgenza un tema sempre di attualità e mai risolto, in Europa come in Italia. La presenza delle donne in politica. Anche se le donne hanno una maggiore rappresentanza al Parlamento Europeo in confronto ai Parlamenti dei singoli stati, i partiti femministi hanno chiesto misure radicali, e criticano le politiche di austerità della Ue che hanno colpito in misura maggiore le donne.
Caroline de Haas, fondatrice del Movimento Femminista per un’Europa Unita e candidata francese per le Elezioni Europee, contesta che i tagli effettuati dal Parlamento Europeo al settore pubblico, danneggino maggiormente le donne, così come l’accessibilità ridotta agli asili nido, che spinge molte donne a non tornare a lavorare dopo la gravidanza per occuparsi a tempo pieno dei figli in mancanza di ogni altro sostegno pubblico.
Le donne al parlamento europeo sono attualmente il 37% del totale, ma, risponde Caroline de Haas, “essere donne non vuol dire necessariamente essere a favore delle donne”. Ciò nonostante sono molti i punti che accomunano le esponenti femminili dei vari partiti candidati alle Elezioni: dall’introduzione del diritto di aborto nella Carta dei Diritti Fondamentali dei Cittadini dell’Unione Europea, a una direttiva che approvi un numero di giorni standard per il permesso di maternità, dall’abbattimento delle differenze di genere nei salari a una maggiore visibilità delle donne in ruoli chiave nelle Istituzioni europee. Al momento vi è solo una donna tra le candidate alla Presidenza Europea, l’outsider del Partito dei Verdi Ska Keller.
Abbiamo chiesto le opinioni di Francesca Sorrentino, studentessa Optima Erasmus a Granada:
Com’è la situazione delle donne nella politica spagnola? Sono rapprensentate adeguatamente in ruoli di potere? Esistono le quote rosa?
La Spagna ha sicuramente fatto passi in avanti nei confronti del mondo femminile in politica. Con il precedente governo di Zapatero, si era attuato un rinnovamento proprio in questo ambito, schierando piú donne ministro che uomini nel governo socialista. Risultava cosi che per la prima volta, le donne fossero addirittura in maggioranza rispetto agli uomini. La notizia piú eclatante peró fu che nel 2008, a capo del Ministero della Difesa ci fosse una donna di 37 anni, Carme Chacón, che tuttora risulta molto acclamata e stimata dal mondo politico spagnolo. Tuttavia nell’attuale governo di Mariano Rajoy si sono fatti dei passi indietro, a partire dal progetto di legge che rende l’aborto non più un diritto ma un reato depenalizzato in alcune circostanze. La stessa questione delle quote rosa, centrale nella Spagna di Zapatero, è stata messa ora in secondo piano.
Perchè pensi che l’Italia sia sempre agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda il numero di donne presenti in Parlamento e al Governo?
C’è da dire che col governo Renzi i cambiamenti ci sono stati, e la sua proposta di scegliere solo donne come capolista alle Europee ha rappresentato un passo avanti. Tuttavia temo che le recenti politiche di austerity, in Italia come in Spagna, abbiano messo da parte le riforme per abolire le disparita uomo-donna. E questo non è accettabile in un paese dove c’è tanto, troppo da fare per recuperare il divario. Basti pensare che a oggi le donne costituiscono solo il 19,7% sul totale dei ruoli politici elettivi, una percentuale che ci colloca al di sopra solo di Bulgaria e Romania tra i paese Ue, e molto al di sotto di Germania, Spagna e Francia, per non parlare degli inavvicinabili (per ora) paesi scandinavi.
Pensi che una maggiore rappresentanza femminile in politica sia necessaria e importante per il progresso economico e sociale di un paese o secondo te il sesso ha un’importanza relativa in questi casi?
Credo che in qualsiasi contesto ci sia bisogno di una rappresentanza maschile quanto femminile. In primis, per creare uno scambio di opinioni maggiore, dato che ad esporre le proprie idee sono due sessi differenti ed anche perché in qualsiasi ambito socio-culturale dovrebbe esserci una paritá tra uomini e donne, tale da consentire di esprimere in maniera libera e propria un pensiero o una riflessione. Mi piacerebbe che il numero di rappresentanze femminili aumentasse, dato che la prevalenza è prettamente maschile, ma senza crescere a dismisura poiché sono a favore della paritá e del perfetto equilibrio sociale. Penso inoltre che avere più donne nel Parlamento Europeo, oltre che nei governi nazionali e nelle istituzioni nazionali e internazionali dove vengono prese le decisioni che determinano le chances di un paese e dei suoi cittadini, possa appunto aiutare a rimettere l’equità, l’investimento sociale, i bisogni di cura, al centro dell’agenda politica. Finora molti politici uomini in Italia sono stati accusati di cattiva gestione del potere politico, intenzionati ad appagare le proprie voglie e necessitá, sperperando il denaro pubblico, impoverendo il paese senza permettere il boom necessario di cui l’Italia avrebbe sicuramente bisogno. Perchè non dare una chance anche alle donne? Mi vengono in mente le parole di Angela Maria Guidi che il 1 ottobre 1945 prese la parola alla Consulta Nazionale, prima donna oratrice a Montecitorio: “Mi sembra che peggio di quanto son riusciti a fare gli uomini nel passato, le donne non potranno mai fare”.
I numeri, ciò nonostante, restano impietosi, e non solo al Parlamento Italiano. Le eurodeputate italiane erano 10 anni fa il 21% sul totale della nostra rappresentanza e il 25% alle elezioni del 2009. Quest’anno vi sono ben 300 donne in corsa su 800 candidati totali, ma per sapere quante di loro verranno effettivamente elette bisognerà aspettare gli scrutini del 25 maggio.