Meriam Yeilah Ibrahim, laureata in medicina, sposata con un cristiano ed incinta all’ottavo mese di gravidanza, è stata condannata a morte in Sudan per apostasia. Sarà impiccata senza nessuna colpa se non quella di essersi innamorata di un uomo non mussulmano. Una martire della fede religiosa ma anche del laicissimo diritto alla libertà di culto.
Il comportamento sentimentale di Meriam è considerato un delitto gravissimo dalle autorità teocratiche che governano il paese africano. Il giorno dell’impiccagione si avvicina paurosamente mentre i riflettori della comunità internazionale faticano ad accendersi su questa vicenda allucinante.
La vicenda di Meriam non è purtroppo isolata. Gli attacchi contro la Chiesa Cattolica ed i cristiani sono frequenti in tante zone del Mondo. Eppure sono poche le voci di coloro che tentano di difendere la vita ed il diritto a praticare la propria religione. Il rapimento delle trecento ragazzine ha scatenato un turbine mediatico arrivato persino alla Casa Bianca. Di Meriam è delle migliaia di persone nella sua condizione in pochi si preoccupano.
Meriam è laureata in Medicina. Una donne istruita e tenace forse fa paura? Dove sono le star dell’indignazione da rotocalco pronte ad insorgere per l’uso consapevole del corpo femminile nella propaganda e silenti al cospetto del boia ?
Meriam vuole vivere la sua vita in pienezza, ma le autorità teocratiche – manipolando la Sharia – preferiscono donne sottomesse capaci solo di metter figli al mondo e trasportare pesi in testa. La testa di Meriam è invece pensante.
Forse la Chiesa Cattolica, con le sue coraggiose denunce dei sistemi di oppressione politica e di sfruttamento economico dei popoli, fa paura anche ai potenti occidentali della Terra? In tante zone del Terzo Mondo, le uniche presenze sono quelle dei missionari. Sono impegnati a diffondere la fede ed migliorare le condizioni di vita ( istruzione, sanità, assistenza) di milioni di uomini e donne che cominciano a rivendicare i loro diritti contro Governi tirannici spesso sostenuti dagli inconfessabili interessi della nazioni più potenti.
Meriam deve vivere per non stroncare questa speranza e per distinguere nettamente la pratica della fede dalla legislazione ed organizzazione sociale di una nazione.
I credenti come Meriam, di qualunque credo religioso, sanno bene che l’amore per Dio ed il Prossimo sono i fondamenti reali di una fede che non sia una giustificazione blasfema per perpetuare le ingiustizie planetarie. Vale per i cristiani, gli ebrei, i mussulmani, i buddisti e persino per gli atei. Chiese, templi, moschee e sinagoghe possono convivere nel rispetto reciproco e nella comune ricerca del Bene Supremo ed esistenziale.
Merism deve viivere e pregare il “suo” Dio