Coppa Italia scippata al Napoli. La formazione azzurra l’ha vinta con pieno merito sul terreno di gioco ma le cronache mondiali privilegiano il racconto delle meritorie prodezze dei capi ultrà, del bollettino di guerra, dei fischi comprensibilissimi all’inno nazionale, del casino scatenato dai social media, della lotta tra la vita e la morte di Ciro Esposito.
Un tifoso a terra, la polizia, un’ambulanza ed a lato un cartello con divieto di accesso: ecco la Coppa Italia 2014. E’ un’immagine potente e simbolica. Il male tenta di sbarrare il passaggio al bene. Il divieto di transito è un pugno alla stomaco. L’ambulanza evoca i più foschi presagi spezzando il sogno di vincere la Coppa Italia.
La violenza si annida in una serata di festa di quelle che padri e figli amano condividere e custodire tra i ricordi più cari. Ed immagino le madri a casa disperate per il caos nel quale quel testone malato del marito ha cacciato il suo bambino: per una stupida Coppa Italia.
Questa Coppa Italia è piena di errori, una sorta di vaso di Pandora con tutti i mali e le nequizie del mondo nel quale neanche la speranza sembra riuscire a restare. Il tutto amplificato dal tam tam dei social. Che errore collegare, in una situazione ancora del tutto non chiarita, l’episodio con la gara! Che errore ritardare il calcio d’inizio! Che errore mandare il capitano Hamsik con lo Stato in codazzo pecorino a chiedere ai capi ultrà il permesso di disputare la Coppa Italia.
La Coppa Italia si doveva giocare punto e basta! Ed all’orario fissato. Ogni minuto perso è stata una sconfitta dello Stato e di tutta la gente perbene che avendo acquistato il biglietto era allo Stadio Olimpico ostaggio di non si sa bene chi e cosa. E poi si ci stupisce dei fischi all’inno! Ma che razza di Stato è quello che suona l’Inno e poi non garantisce neanche lo svolgimento della Coppa Italia?
Nella bacheca del club di Aurelio De Laurentiis c’è un’altra Coppa Italia ma nell’era della comunicazione globale il ricordo indelebile sarà consegnato al nefasto contorno della competizione.
La Coppa Italia di Lorenzo Insigne è diventata quella di tal Genny la Carogna. La notte magica degli atleti di Benitez è diventata l’incubo della famiglia Esposito che teme per il futuro del suo Ciro per il quale eleviamo una preghiera.