Darren Aronofsky è un regista che valuta bene i suoi progetti prima di accettarli/realizzarli. I suoi ultimi tre film erano a ritroso il Cigno Nero, The Wrestler e The Fountain – L’albero della vita, che tradotto fa tre pellicole entusiasmanti in più di 8 anni che corrispondono ad almeno altrettanti rifiuti e allontanamenti da progetti come The Fighter, Gangster Squad, il remake di Robocop e Wolverine – L’immortale. Nella lista ci sarebbe anche il primo Batman, realizzato poi da Nolan, ma non rientra nell’arco temporale preso in considerazione.
La scelta per il regista di famiglia ebraica di realizzare questo Noah dunque, non deve essere stata presa in maniera leggera, eppure sembra proprio questo il risultato del suo lavoro. Il suo Noah è fondamentalmente un fantasy, e su questo non ci avrei visto niente di male, anzi, ma lo è senza la struttura narrativa che il genere richiederebbe, mischiando troppo e curando poco i personaggi. Lo stesso Noah non risulta di facile interpretazione.
Nella mente di Aronofsky probabilmente il disegno è chiaro, e lo si intuisce probabilmente dalla sua forza visiva, ma non lo è altrettanto sullo schermo. O almeno non lo è del tutto. Perchè il film alterna momenti molto interessanti ad altri decisamente meno, che però grazie al suo carattere altalenante produce comunque nello spettatore un effetto di attenzione e partecipazione alla storia. Un risultato di cui buona parte del merito va individuato nello charme e nella bravura dei due protagonisti Jennifer Connelly e Russel Crowe che, soprattutto la prima, riescono a imporsi su una sceneggiatura come detto prima poco attenta nei loro confronti.
Noah è nelle nostre sale da giovedì 10 aprile. Il trailer lo trovate qui.