“Dov’è la fessura nella quale infilare i soldi per ricaricare il cellulare?”. A cercare l’inesistente fessura sul cellulare dove infilare le banconote era una vispa signora, almeno ottantenne. Era seduta in treno proprio davanti a me. Girava e rigirava tra le mani un telefonino di ultima generazione recente regalo di compleanno di una ciurma di nipoti. Il credito era esaurito e la signora voleva ricaricare l’apparecchio.
Sapeva bene come ricaricare la batteria, ma i soldi non aveva proprio idea di dove metterli; i nipotini non avevano fornito spiegazioni a sufficienza. Troppo piccoli i pur tanti forellini presenti sul bordo esterno del telefonino per riuscire ad infilarvi banconote anche di piccolo taglio o peggio ancora monete spicciole.
La signora però non si è mai persa d’animo. Talvolta gli anziani sono proprio insopportabili. Basta un breve stop ai computer di un ufficio postale per far partire il lamento: “era meglio prima quando i conti si facevano a mano, era meglio prima quando non c’era la corrente elettrica nelle case e si andava a letto con le galline”.
La signora, ho scoperto chiamarsi Teresa, non era per nulla infastidita di questa difficoltà. Riusciva a comprendere che il telefono portatile era uno strumento utilissimo per restare in contatto con il mondo, persino con quei nipoti che potevano ben spiegare meglio il funzionamento dell’apparecchio. Ha accettato di buon grado il mio aiuto e le mie spiegazioni. Ci ha messo un attimo, una volta scesi dal treno, ad acquistare una ricarica prepagata e a rimettere in funzione il marchingegno. Era felice. Un poco meno i nipoti che ha cominciato a sommergere di chiacchiere per raccontare la sua impresa. La tecnologia ci cambia la vita e continua a riservarci sorprese.