
Il Samsung Galaxy Note 3 è stato definito il miglior smartphone del 2013, apprezzato in ogni parte del mondo per le sue caratteristiche. Ad oggi il suo prezzo risulta notevolmente ridotto rispetto a quelli di listino (729 euro), ma la tassa dell’equo compenso, ed il suo eventuale rincaro, sta un po’ preoccupando i futuri acquirenti di questo e tanti altri prodotti di elettronica di consumo.
Con il presente articolo vogliamo provare a fugare i vostri dubbi, ed a chiarire la questione una volta per tutte.
Innanzitutto, va detto che quella dell’equo compenso è una tassa imposta come forma di indennizzo nei confronti degli autori di contenuti digitali. La sola possibilità di poter trasferire ad un dispositivo all’altro la copia personale (di cui sono stati già acquistati i diritti) senza un sovrapprezzo implica il pagamento della tassa. I rincari graverebbero relativamente sulle tasche degli italiani, ma, nella loro globalità, sanno di vera e propria mazzata.
L’imposta è viziata anche dall’IVA (22 %), e renderebbe obbligatorio il versamento di 6,34 euro IVA inclusa per gli smartphone (uguale per i tablet, per cui in precedenza non era prevista alcuna somma), a dispetto dei precedenti 0.90 centesimi. Il corrispettivo per i PC equivarrebbe a 6 euro (1.90, 2.40 in prima istanza), 5 per le TV capaci di registrazione, 10 centesimi per ogni GB di memoria delle chiavette USB, 12.88 euro per i lettori 32.20 per i decoder provvisti di memoria interna (contro i 28.98 euro iniziali). Secondo questi numeri, le cifre che andrebbe ad incassare la SIAE sarebbero spaventose. Basti pensare che nell’arco del 2014 si prevede in Italia la vendita di 16 milioni di smartphone, 8 milioni di tablet e circa 10 milioni di unità distribuite tra TV e PC per la bellezza di 160 milioni di euro.
Chiamato in causa per chiarire la questione, il ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, aveva rassicurato i consumatori con queste parole: “Non è prevista nessuna tassa su smartphone e tablet, e le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti risultano infondate“.
La risposta di Gino Paoli, presidente della SIAE, non è tardata ad arrivare. Dalle pagine del Corriere della Sera, il noto cantante ha dichiarato che quella dell’equo compenso non è una vera e propria tassa, bensì una forma di indennizzo dovuta agli artisti. Ebbene, in realtà la SIAE sbaglia ad affermarlo: l’equo compenso è un tributo a tutti gli effetti, dal momento che viene imposto coattivamente dallo Stato ad un individuo passivo, che non ha la facoltà di poter decidere liberamente se versarlo o meno.
Vedremo come evolverà la situazione nel tempo, e che ripercussioni avrà sul prezzo finale del Samsung Galaxy Note 3.