Se uno deve uscire di scena la platealità di Lovelace va benissimo ma per lasciare un segno deve essere accompagnata anche dalla sostanza con cui il pianista impregnava ogni esibizione. Soderbergh lo ha realmente fatto, e dopo aver visto Dietro i candelabri, biopic proprio sull’artista appena citato, ci ha costretto ad augurarci che la pausa che si è preso dalla macchina da presa non duri poi così tanto.
Il suo film è tanto bello quanto gay, anzi troppo sia l’uno che l’altro, ma la prima definizione è mia, la seconda è di chi non ha voluto produrre e distribuire questo progetto. Dietro i candelabri è divenuto realtà infatti solo grazie alla HBO che ha deciso di produrlo decretandone implicitamente la sua distribuzione negli States esclusivamente televisiva. Cosa che non credo abbia toccato più di tanto uno come Soderbergh, anzi lo ha forse svincolato da alcuni tecnicismi o forzature autoriali con cui spesso ha caratterizzato le sue pellicole, ma che non sempre hanno ottenuto il riscontro immaginato.
Dietro i candelabri è un racconto rispettoso, genuino, per certi versi sopra le righe ma perchè sopra le righe lo era il pianista Lovelace, sia nella sua idea di show mostrata al pubblico che nella vita reale, anzi lì forse ancora di più, in quella dimensione dietro i candelabri che accompagnavano le sue esibizioni al pianoforte. L’interpretazione di Michael Douglas nei panni del pianista è impeccabile, ed è evidente quanto sia preciso e ispirato nel ruolo se si considera che l’idea del film è nata nella mente del regista dopo aver assistito nel lontano 2000 a un’imitazione di Lovelace da parte dell’attore in una pausa durante le riprese di Traffic.
Una performance quella di Douglas che evidentemente trascina anche quella del resto del cast, dove sia Matt Damon, che Rob Lowe, che Dan Aykroyd caratterizzano perfettamente i loro personaggi.
Dietro i candelabri è nelle nostre sale da giovedì 5 dicembre. Il trailer lo trovate qui.