Finalmente è arrivato “L’Arte della Felicità”: forte dei suoi premi all’ultimo Festival d’arte cinematografica di Venezia (dove ha aperto come Evento Speciale, la Settimana della Critica) e al London Raindance Festival; “sospinto” dagli inviti al Madrid International Film Festival e all’International Film Festival of India dove è l’unico film italiano selezionato; definito “Bellissimo e commovente” dalla rivista di settore Ciak, il film di animazione “L’arte della felicità” di Alessandro Rak è ora in sala e affronta la prova del pubblico pagante.
Ma fin qui già si può parlare di un piccolo “miracolo” tutto napoletano: partenopei infatti sono il regista; il produttore esecutivo, Luciano Stella con la sua factory MAD; gli autori della bellissima colonna sonora, Antonio Fresa e Luigi Scialdone e le voci che animano i protagonisti del film perché celano i volti di Nando Paone, Lucio Allocca e Renato Carpentieri che dal teatro, la tv e il cinema si sono calati in questa nuova avventura.
“L’Arte della Felicità” trae originaria ispirazione dall’omonima manifestazione culturale ideata da Luciano Stella e che si tiene a Napoli dal 2005 ma l’incontro con Alessandro Rak ha determinato l’evoluzione del progetto: una storia di finzione scritta e concepita per un lungometraggio in animazione destinato ad una platea adulta. Una storia a cui disegnatori, animatori, esperti del 3d, informatici, attori, musicisti, giovani professionisti dai percorsi formativi più disparati, hanno lavorato per più di un anno. Al centro della storia – ambientata in una Napoli dai colori apocalittici e battuta da una pioggia incessante – Sergio e il suo taxi, le storie che trasporta insieme agli uomini che le animano, ma anche Sergio e il suo dolore, quello per la perdita del fratello a cui lo accomunava la passione per la musica. E allora “L’arte delle felicità” diventa anche un viaggio musicale intimo e collettivo insieme in cui Sergio – il protagonista – si interroga sul rapporto con la morte, con la necessità di accettarla, capirla, con la necessità di darle un senso. Sergio ne parla tanto e così tutti i comprimari che gli ruotano attorno, e proprio questa verbosità è uno dei pochi difetti di quest’opera prima che è sicuramente una sfida. L’argomento, il segno grafico, infatti, collocano “L’Arte della Felicità” in quella fascia di animazione per adulti che si confronta con esempi stranieri come “Persepolis” ma in Italia oggi non ha termini di paragone perché strada non battuta.
Una citazione particolare, infine, merita il personaggio dello speaker radiofonico di cui per gran parte del film sentiamo solo la voce, che è quella di Riccardo Polizzy Carbonelli, noto ai più come il cattivissimo Roberto Ferri della soap nostrana “Un posto al sole”. I suoi monologhi sono poetici e struggenti. Che è poi la cifra di tutto il film: amaro ma con una potente luce di speranza.
Domenica sera il regista Alessandro Rak ha fatto una veloce apparizione a “Che tempo che fa” in occasione della quale Fazio ha invitato il pubblico a non perdere questo interessante progetto cinematografico.