Censura erotica anche per il Museo d’Arte Contemporanea di Casoria. Trattasi d’invidia penis? Chissà. Gli enormi peni, le acrobazie sessuali, i seni penduli degli affreschi pompeiani continuano a far discutere. Dopo duemila anni. Il sesso esplicito turba perché svela l’intimità dell’alcova e prevarica il buon gusto quando è esibito con sfaggiataggine.
L’immaginifico CAM, allestito in uno scantinato di Napoli Nord, propone una rivisitazione post-moderna degli affreschi del Gabinetto Segreto. Quando Pompei tornò alla luce in epoca borbonica, gli affreschi delle splendide domus furono trasferiti al Museo Archeologico i Napoli. Alcuni in esposizione, altri nascosti perché le scene erotiche rappresentate avrebbero potuto turbare il pubblico. Furono custoditi, quegli affreschi licenziosi, nel Gabinetto Segreto che si poteva visitare solo previo esplicito permesso delle Autorità e per comprovati motivi scientifici. Da qualche anno il velo censorio è caduto, ma la manipolazione creativa del CAM è stata bocciata dall’Autorità Museale.
D’altro canto il CAM ( www.casoriacontemporaryartmuseum.com ) è un museo discutibile nel senso più nobile del termine. Il direttore Antonio Manfredi l’ha insediato in un’area periferica e con l’arte contemporanea cerca di suscitare dibattito, provocare discussioni, mobilitare le coscienze. Un sasso nello stagno, un graffio sulla patina del conformismo. Credo sia questa la missione dell’arte: non lasciare indifferenti, suscitare indignazione o consenso.
Anche mostrando con volti moderni i priapi romani simbolo di potenza e fecondità. Ho molta simpatia per questi falli millenari. Forse perché anche io da ragazzino ne andavo disegnando di enormi nei bagni delle ragazze del mio liceo. Ero in compagnia di Maurizio diventato poi psichiatria, il che spiega tante cose. Quando in quel liceo sono giunti i miei figli mi hanno raccontato di aver trovato quei reperti. Se la cosa interessa, caro Manfredi, posso provare a staccarli dalle pareti ed a portarli a Casoria.