Sono rimasto coinvolto nelle trame di Panicale. Le trame ordite nelle piazze e nei vicoli dell’ameno borgo umbro con vista sul lago Trasimeno sono davvero coinvolgenti. Panicale merita un posto d’onore nel novero dei Borghi più belli d’Italia al punto da esser definito anticamera del Paradiso. La visita si snoda attraverso una fitta trama di ricami e merletti, ma senza il classico arsenico dei gialli dove la protagonista è una vecchina apparentemente innocua ma molto cordiale. Le signore di Panicale sono cordialissime ma per nulla animate da propositi omicidi ed i loro merletti sono diventati famosi in tutto il mondo.
La nobildonna Anita Belleschi Grifoni nel primo quarto del secolo scorso trasformò in Ars Panicalensis la secolare tradizione del borgo. Creò una vera e propria scuola di cucito permettendo alle ragazze ed alle donne di avere lavoro e reddito. Una conquista rivoluzionaria nell’Italia rurale dell’epoca dove la donna era inchiodata al focolare domestico e totalmente dipendente dagli uomini di casa per il proprio sostentamento. L’abitino da battesimo per la figlia di Re Umberto II di Savoia venne realizzato a Panicale.
Ai merletti ed ai ricami Panicale ha dedicato un museo tematico con pregevoli pezzi da collezione mentre il Gal Trasimeno-Orvietano – diretto da Francesca Caproni – ne sta sfruttando le potenzialità artistiche, economiche, promozionali con l’organizzazione di mostre-mercato, incontri internazionali, premi.
L’Ars Panicalensis arricchisce il corredo delle spose con richiami simboli alla fecondità coniugale come le ghiande, gli altari delle chiese dove si ammirano le tele del Perugino e della scuola umbra, gli abiti della festa indossati con l’orgoglio di chi conosce il valore della fatica, i salotti con ardite composizioni floreali. Le giovani, ed anche qualche giovane, ne stanno riscoprendo il piacere impegnandosi a perpetuare questa arte dai grandi significati sociali e culturali.
E’ molto emozionante veder nascere dalle proprie mani un piccolo capolavoro. Le nonne e le nipoti condividono la fatica scambiandosi saggezza ed anche qualche pettegolezzo. E’ una scena che mi riporta all’infanzia. E permette di apprezzare la trama rispetto alla rete dal cui mito a volte ci lasciamo abbagliare. La rete è per definizione caotica. Mette in comunicazione le persone ma talvolta crea alienazione piuttosto che comunità. La trama, al contrario, nella complessità dell’ordito ha sempre un’armonia che governa il caos trasformandolo in gratificante opera d’arte come mi hanno aiutato a comprendere Irene e Gianluca.
Il centro storico di Panicale è ricco d’arte e cultura. La Chiesa di San Sebastiano con il dipinto del Perugino, il Teatro Cesare Caporali con appena cento posti ma sontuoso ed elegante perfetto per rappresentazioni di prosa e concerti da camera, la Collegiata di San Michele Arcangelo, il Museo del Tulle, la Chiesa della Sbarra ed Museo dei Paramenti Sacri. A pochi chilometri il Lago Trasimeno ed il Santuario di Mongiovino monumento nazionale di epoca rinascimentale celebre per il miracolo della moltiplicazione dei pani ed immerso nella campagna umbra che lo rende ancora più mistico. E poi Città della Pieve, la città del Perugino il pittore che più di tutti ha saputo comprendere la spiritualità suprema di questa terra nella rappresentazione dei santi e dei paesaggi che ne incorniciano le vicende.