
“C’è da intervistare Pif per l’uscita de “La mafia uccide solo d’estate”, il suo primo film, qualcuno è interessato?”
“Io mi candido”, e così via su un treno per Roma, direzione studi Wildside, la casa di produzione che ha creduto nell’esordio alla regia di Pierfrancesco Diliberto. Prima di incontrare Pif abbiamo visto il film in anteprima, avendo, così,il tempo di farci un’idea su ciò di cui stavamo andando a parlare. Poco più di un’ora di proiezione ed eccoti arrivare “il regista” (chissà cosa direbbe lui di questo appellativo :).
Dimesso, gentile, via le arie da grande star; eppure lui di cose ne ha fatte, ma siamo qui per parlare di mafia, per parlare di un ventennio politico italiano del quale portiamo ancora gli strascichi.
E siamo qui per parlarne alla maniera di Pif, senza fronzoli, senza sovrastrutture nemmeno da un punto di vista tecnico. E allora iPhone alla mano parte la ripresa, nessuna attenzione particolare al suono od alle luci, quelle sono cose da “grandi star” noi siamo qui “per parlare di mafia”.
“L’hai mai sentita a Palermo la frase un po’ di mafia ci vuole?”; sorride il nostro intervistato. Ammette, con grande rammarico, da uomo del sud, innamorato di una terra meravigliosa in possesso di tutto il necessario per essere uno dei posti più vivibili al mondo, che in Sicilia la mafia dà ancora tanta occupazione, protezione, forse più dello Stato.
Entriamo nel vivo del film, ma più che sulle sequenze ci soffermiamo sul registro narrativo che poi è quello tipico di Pif; “pensi che la semplificazione dei linguaggi possa essere utile a veicolare dei temi così importanti?” “Beh, penso di si, anzi lo spero”.
Noi invece, ne siamo certi convinti che lo stile ironico di Pierfrancesco Diliberto possa essere la chiave per avvicinare anche le generazioni più giovani su temi sempre caldi.
Vi lasciamo all’intervista, per scoprire “La mafia uccide solo d’estate” per bocca di Pif.