Era partito male jOBS, con quel titolo inconsistente e ingiustificato. Si era ripreso con le prime immagini di Ashton Kutcher nei panni del co-fondatore della Apple, mostrando la sua sorprendente, in quanto inattesa, somiglianza. Si era di nuovo affossato con alcune dichiarazioni di protagonisti e attori, per non parlare di quelle di Woz, quello vero, e da lì questa volta non ne è venuto più fuori.
Non è bastato spostare la data di uscita nel tentativo di allontanare cronologicamente le poco lusinghiere recensioni ottenute al Sundance Festival, e jOBS non ha ottenuto il successo sperato. Ma neanche quello ipotizzato per difetto. Un’impresa sinceramente difficile visto tutto il rumore che ha accompagnato la realizzazione della prima pellicola sulla vita di Steve Jobs dopo la sua scomparsa, e che vede forse proprio nella facile speculazione la sua motivazione.
Un’accusa questa che alla fine deve aver pesato sulla realizzazione della pellicola, e in cui trovo l’unica giustificazione per cui ad emergere nella storia, in quanto trattata con più dovizia e apprensione, è più la storia dell’azienda che quella del suo fondatore. Jobs avrebbe avuto tutto il materiale giusto per raccontare una vicenda appassionante e invece si perde tra consigli di amministrazione e battaglie tra colossi informatici che potranno interessare i sostenitori dell’una o dell’altra fazione ma non lo spettatore comune.
Dispiace anche per Ashton Kutcher, il cui impegno e la cui performance avrebbero meritato forse un progetto più serio, come si spera sarà quello della Sony tratto dalla biografia ufficiale di Isaacson.
Jobs è nelle nostre sale da giovedì 14 novembre.
Il trailer lo trovate qui.