Così come in un’interminabile piano sequenza Alfonso Cuaròn in Gravity riusciva ad entrare e ad uscire dal casco dell’astronauta, così il regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche con il suo modo di inquadrare e raccontare, entra ed esce dall’io di Adele, con la differenza che è quando siamo dentro il momento in cui si fatica a respirare.
L’intimo della protagonista viene mostrato a un livello profondo, quasi violato dalla telecamera e dallo spettatore eppure rimane illibato, personale, dolce. Kechiche torna dunque a mostrare il suo cinema migliore, forse proprio Il migliore, dopo la parentesi poco riuscita di Venere Nera del 2010, ma a dargli sicuramente manforte sono le attrici Adèle Exarchopoulos, nel ruolo di Adele (il regista ha dato il nome dell’attrice al personaggio per farla entrare maggiormente nella parte), e Léa Seydoux nel ruolo di Emma, che regalano interpretazioni non facili e straordinarie.
Il travolgente amore tra le due ragazze è il fulcro della storia, ma è la vita di Adele, e il titolo qui palesando le sue intenzioni differisce da quello del fumetto da cui è tratto il film, a tenere incollati alla sedia, emozione dopo emozione, ora dopo ora. Le tre ore del film infatti non sono certo poche, ma se le riflessioni e le suggestioni migliori arrivano solo una volta usciti dalla sala vuol dire che il tempo è stato denso.
La vita di Adele arriva nelle nostre sale giovedì 24 ottobre.
Il trailer lo trovate qui.