I tifosi di calcio italiani sono condannati a bagnarsi come idioti. Negli stadi è vietato introdurre ombrelli a meno che non siano di ridotte dimensioni e privi di punta. Cosa se ne fa un ciccione come me di un ombrellino che a mala pena copre un terzo del pancione ?
E’ vietato tutto, per ragioni di sicurezza, negli impianti italiani: niente ombrelli, niente contenitori di vetro, niente caschi. Tutto può diventare un’arma da utilizzare negli scontri avverso i sostenitori dell’opposta fazione.
Anche la bocca diventa uno strumento bellico: vietata ogni genere di contumelia con le società sportive incolpevoli ostagge non dico di ultras guerrafondai ma di più banali manipoli d’urlatori d’insulti a sfondo sessuale e campanilistico.
Che noia lo stadio trasformato in sala da concerto. Amo sia la musica classica che il calcio. Ma ogni passione ha i suoi luoghi e le sue modalità. Lo stadio è un’arena e deve consentire anche lo sfogo sano di qualche istintualità. Un vaffa, un riferimento alle virtù materne, una caricatura fisica pronunciati dagli spalti appartengono al corredo emotivo dei novanta minuti . Il saltello irridente, la rima baciata triviale contro i rivali, i luoghi comuni ed i pregiudizi sono componente genetica del tifo. Indispensabili nell’arena come un ombrello per ripararsi dalla pioggia.
Purtroppo in questo mondo di testa di ca…….. quasi mai si trova la corretta misura. E vietando tutto si finisce per desertificare gli stadi a favore della televisione . Nel tinello domestico, vige sempre la regola fantozziana: mutandoni ascellari, frittatona di cipolle, Peroni familiare ghiacciata e rutto libero. Tutte cose, caro ragioniere, che negli stadi italiani sono vietate, anzi vitatissime.