L’uva che diventa vino. Il Tempo d’autunno, Tempo di vendemmia rinnova questa magica alchimia. Ma per averlo nel bicchiere, il vino bisognerà pazientare ancora. Il mutare della stagione coincide con uno dei tempi agricoli più delicati. Si cominciano a staccare i grappoli dai tralci ed a pigiare gli acini per estrarne il nettare di Bacco. La vigna è una tigna dicevano i miei nonni; esige attenzioni quotidiane ed amorevoli.
Guai a scegliere il giorno sbagliato per la potatura o un innesto. Le cure si moltiplicano nel momento cruciale della vendemmia. Bisogna saper calcolare la giornata e l’ora propizia affinché la vite possa donare i suoi frutti migliori. Ricordo con tanta nostalgia le mie vendemmie da bambino.
Giornate dal cielo incerto, oppure piovose, o ancora radiose di caldissimo sole. Ricordo i grappoli dolcissimi raccolti con delicatezza, le grandi gerle di vimini trasportate dai muli, la macchina per macinare l’uva, quel profumo di mosto esuberante imprigionato dalle botti di legname. E poi la lunga attesa per la fermentazione, le manipolazioni al cappello della botte in ebollizione, il momento magico della spillatura.
Dalla cannella fiottava quel vino schietto che asciugava il sudore della lunga fatica annuale. Quando apro una bottiglia di vino, mi piace sentirne il profumo. Quando riempio il bicchiere mi sembra di riascoltare la voce dei miei nonni preoccupati per una grandinata, oppure felici per l’annata formidabile.
Scrutando il colore in trasparenza, rivedo le lunghe giornate di fatica prima di giungere a quel sorso che delizia il palato e riscalda il cuore. Ilvino costa tanta fatica ! Il vino merita rispetto ché prende sapore dai sacrifici di chi lo ha lavorato per noi. Non va adulterato, non va bevuto smodatamente. E’ un frutto della vite e del lavoro dell’uomo, come si celebra durante la Santa Messa, che dobbiamo saperci meritare ogni giorno.
Un prezioso dono divino perché come diceva Luigi Veronelli “la vita è troppo breve per bere vino cattivo”.