Cinquemila persone in corteo, con in testa i bambini, hanno sfilato per le strade di Casal di Principe contro il biocidio di cui è vittima tutto l’hinterland casertano. Casal di Principe in particolare negli ultimi tempi, ha dovuto subire l’onta di scoprire le proprie terre completamente compromesse a causa di rifiuti tossici sotterrati nei campi. Fusti di solventi industriali sotterrati a nove metri di profondità ad un passo dalle falde acquifere. Il 40% dei cittadini casalesi non dispongono più di acqua potabile a causa della chiusura forzata dei pozzi da parte del commissario prefettizio.
Una situazione insostenibile che è balzata all’onore delle cronache dopo le interviste a diverse testate giornalistiche dell’ex collaboratore di giustizia e boss del clan dei casalesi, Carmine Schiavone. Le stesse rivelazioni che a più riprese ha fatto ai magistrati nel corso dei suoi venti anni di collaborazione con la giustizia, sono state ripetute difronte ad una telecamera generando un effetto totalmente diverso. Un’ondata di indignazione ha travolto l’intero popolo casalese che ha deciso di scendere in piazza per chiedere una bonifica del territorio ma soprattutto conoscere la verità sul proprio passato e sulla propria terra.
Le rivelazioni di Schiavone hanno rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso e la terra finora conosciuta come l’epicentro della camorra è diventato il centro di una riscossa territoriale contro l’inquinamento ambientale. Decine di striscioni invocavano la verità e soprattutto denunciavano come sia stato ucciso un intero popolo. Tra i partecipanti al corteo c’era anche l’immancabile Padre Maurizio Patriciello, reduce da un incontro a Napoli con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in cui ha discusso la questione Terra dei Fuochi, e il padre comboniano, Alex Zanotelli.