Altri duecento militari verrano inviati in Val di Susa per presidiare il cantiere per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. La decisione è stata presa nel corso della riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, presieduto dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano. La scelta del Viminale è arrivata in risposta ai numerosi attentati susseguitisi proprio all’indirizzo delle ditte impegnate nei lavori della Tav Torino-Lione. Nonostante in alcuni casi gli attacchi non siano stati direttamente al cantiere ma alle sedi delle aziende titolari dell’appalto, il ministero dell’Interno ha deciso di rafforzare la sicurezza.
Ha scelto di farlo acuendo quella che risulta essere chiaramente una militarizzazione di un territorio martoriato da un cantiere di diversi chilometri oltre che da continue tensioni sociali. I duecento militari che verranno inviati, infatti, si andranno ad unire ai 215 colleghi già presenti sul posto. Tutti appartenenti al reggimento Alpini, presidiano il cantiere sin dal momento in cui l’area è stata interdetta e dichiarata di interesse strategico nazionale, consegnandone la custodia proprio all’esercito, unico soggetto deputato al controllo interno alle aree militari. A quei militari, quindi, se ne aggiungeranno altri che andranno a raddoppiare le forze all’interno del cantiere.
Alla sorveglianza interna affidata all’esercito, si unisce poi quella esterna affidata alle forze di polizia direttamente comandate dal ministero dell’Interno e costituite comunque da un gruppo interforze che attinge anche a corpi militari come Carabinieri e Guardia di Finanza, oltre agli agenti di vari Reparti Mobili della Polizia di Stato. Un dispiegamento di forze imponente che occupa tutto il perimetro esterno del cantiere ma che è comunque soggetto ad alcune azioni di disturbo da parte di gruppi No Tav.