
I segnali di una spaccatura tra i due maggiori partiti della maggioranza di governo si sono già manifestati nel primo voto in aula successivo alle riunioni della Giunta per le autorizzazioni del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Ad essere vittima del momento di frizione tra i due principali schieramenti è stata la legge sull’omofobia presentata in aula per il primo voto della Camera. Il testo è stato approvato comunque ma la maggioranza si è spaccata sul voto del testo. Il Partito Democratico ha votato a favore del testo mentre il Popolo della Libertà ha votato contro.
Il voto sfavorevole degli uomini di Berlusconi non ha sortito effetti sul risultato finale visto che la maggioranza è stata comunque raggiunta grazie ai voti di Sinistra e Libertà e la legge non ha subito altre opposizioni visto che il Movimento Cinque Stelle si è astenuto. I deputati pidiellini però hanno voluto comunque mandare un messaggio di pericolo al governo Letta. Hanno scelto di votare contro, sapendo di essere ininfluenti, forse proprio per far capire che c’è la possibilità che saltino le larghe intese nel momento in cui il Pd non supporti il leader del proprio principale alleato di governo.
Un chiaro messaggio in politichese che alza al massimo il livello di tensione all’interno dell’esecutivo dopo che lo stesso Berlusconi ha dichiarato di continuare a sostenere il governo «purché continui a rispettare i patti». Un altro segnale di protesta in aula è comunque arrivato da parte del Movimento Cinque Stelle i cui deputati, oltre ad essersi astenuti, si sono baciati tra loro provocatoriamente dopo il voto. Alla base del loro dissenso alcuni punti della legge tra cui l’emendamento che protegge le organizzazioni politiche in caso di offese omofobe sotto il parafulmine della libertà di espressione delle idee politiche. Il testo adesso passa al voto del Senato prima di ritornare alla Camera per la votazione finale.