Ancora un attentato incendiario contro i cantieri per la costruzione dell’alta velocità sulla tratta Torino-Lione. Ad essere colpita è stato il cantiere della ditta Italcoge di Susa. L’attentato è stato rivendicato con la sigla No Tav lasciato sul luogo del delitto. Sono stati dati alle fiamme materiali plastici contenuti da un cassone e il tentativo incendiario era stato esteso anche alle ruote di una pala meccanica già colpita da un altro attacco non molto tempo fa. Non riuscendo ad incendiarla, gli autori del raid l’hanno imbrattata proprio con scritte No Tav che gli inquirenti ritengono essere una chiara rivendicazione.
Uno dei due proprietari della ditta colpita dal raid era stato ospite del programma televisivo “Virus”. L’argomento dell’intervista era proprio la situazione in Val di Susa proprio all’indomani dell’altro attentato incendiario messo a segno due giorni fa. In studio a Roma c’era Ferdinando Lazzaro, uno dei due fratelli proprietari della ditta. L’imprenditore, rispondendo alle domande del conduttore ha anche risposto sulla questione attentati. Dal suo punto di vista questo tipo di raid non solo fanno male alle aziende impegnate nella costruzione della tratta dell’alta velocitò ma fanno anche male agli abitanti della Val Susa ed allo stesso movimento No Tav.
Secondo gli inquirenti l’attentato alla ditta susina non è stato altro che una “rappresaglia” per l’ospitata dell’imprenditore in diretta sulla Rai. Un’idea condivisa anche dal senatore del Pd, Stefano Esposito che al momento è il parlamentare che usa i toni più duri contro la protesta No Tav. «Si tratta di una vera e propria ritorsione in stile mafioso» ha dichiarato il senatore che continua a battere sulla richiesta di applicare l’ordinamento antimafia anche in casi come questi che si stanno susseguendo in Val Susa.