Sale la tensione in Egitto dopo a sei giorni dagli ultimi scontri di piazza. Questa mattina è stato assaltato il convoglio con a bordo il ministro degli Interni egiziano, Mohyammed Ibrahim. Contro l’auto con a bordo il titolare ad interim del dicastero, è stato lanciato un ordigno. La forte esplosione però non ha provocato alcun danno al ministro che è riuscito a sopravvivere all’assalto. Un attacco di tipo militare in cui probabilmente l’ordigno serviva solo a fermare la colonna di mezzi che scortavano Ibrahim.
Successivamente all’esplosione, infatti, la colonna è stata attaccata da uomini armati che hanno cominciato a fare fuoco. Le forze governative a tutela del ministro hanno evitato conseguenze e, secondo un comunicato del ministero, due uomini che hanno effettuato l’assalto sono stati uccisi. Il ministro è stato poi subito portato in un luogo sicuro e non ha subito alcuna conseguenza. Nell’esplosione che ha invece coinvolto quattro auto, sono rimaste ferite 19 persone tra cui anche una cittadina britannica. Quattro sono in gravi condizioni. Si tratta del primo caso di matrice guerrigliera contro i membri del governo. Era proprio questo lo scenario che molti analisti avevano previsto dopo il colpo di stato dell’esercito egiziano e la successiva forte ondata di sanguinosa repressione.
Dopo gli scontri di piazza con migliaia di morti ed altrettanti arresti tra le fila della Fratellanza Musulmana, il rischio che la confraternita spostasse il livello dello scontro su azioni di tipo terroristico ed estemporaneo era chiaro. E così è stato visto che le mobilitazioni di piazza hanno portato solo sangue e gravi perdite nella compagine musulmana. L’ala armata della fratellanza ha così scelto la strada della guerra combattuta a colpi di raid estemporanei e di una minaccia continua che potrebbe far cadere l’intero paese in una spirale di terrore simile a quella che in Iraq dura da quasi dieci anni.