Dopo venti anni di collaborazione con la giustizia, uno dei boss storici del clan dei Casalesi, Carmine Schiavone, conclude il suo programma di protezione e in un’intervista concessa a SkyTg24 traccia un bilancio agghiacciante degli affari del suo ex clan. In dieci minuti d’intervista racconta la storia di uno dei più potenti clan d’Italia ma soprattutto della cosca con le migliori aderenze a livello politico e istituzionale. Schiavone per prima cosa dice di essersi pentito di essere diventato collaboratore di giustizia perché in Italia non c’è la cultura del pentimento e le istituzioni non hanno un reale interesse a sconfiggere le mafie.
Non lo fanno perché clan come i Casalesi gestiscono circa ottanta mila voti che tradotto significa lo scarto tra un partito e un altro. Significa decidere chi governa l’intero paese, un interesse elettorale troppo alto per rinunciarvi. Schiavone ha poi parlato della corruzione di tutte le forze dell’ordine del territorio campano e laziale di competenza del clan. Infiltrati, nelle forze di polizia, centinaia di agenti corrotti sul libro paga del clan. Una voce del bilancio del clan che unita agli stipendi degli affiliati, valeva circa tre miliardi di lire al mese e ha accusato «se noi siamo colpevoli che abbiamo sparato sono ancora più colpevoli poliziotti, carabinieri, finanzieri, magistrati e politici che hanno permesso tutto questo».
Ha raccontato come il clan abbia ordinato circa cinquecento omicidi. Di come avesse rapporti con criminali come Pippo Calò o come la banda della Magliana. Ma l’aspetto più agghiacciante dell’intervista è sicuramente legato al traffico di rifiuti tossici che rappresentava il principale business del clan. I rifiuti arrivavano da aziende romane, del nord Italia, della Germania, dell’Austria, della Svizzera, della Francia. I rifiuti erano scarti industriali, rifiuti ospedalieri, farmaceutici e infine intere casse di rifiuti termonucleari.
Venivano sotterrati a partire dal basso Lazio fino ad arrivare alla provincia flegrea passando per tutta l’area casertana. Le cave di sabbia presenti da Baia Domizia fino a Pozzuoli, ricoprono per tutta la propria superficie casse di rifiuti tossici che venivano scaricati da camion e sotterrati in casse di piombo. Di tutti questi sversamenti Schiavone ha fornito agli inquirenti tutti i nomi delle aziende, dei funzionari persino le targhe dei camion che scaricavano i rifiuti ma nulla si è mosso nonostante stiano «morendo cinque milioni di persone». E l’interrogativo che percorre tutta l’intervista alla luce di anni di collaborazione e informazioni è: perché le istituzioni non fanno nulla?
Il link all’intervista completa
http://video.sky.it/news/cronaca/schiavone_a_skytg24_non_mi_pentirei_di_nuovo/v168746.vid
le istituzioni i politici non fanno nulla perché essi stessi sono la mafia! i politici al parlamento, un nome per tutti, giulio andreotti! il nostro governo amministrano e difendono interessi mafiosi, ovvero, politici/mafiosi! il crimine il malaffare, come gli ultracorpi hanno invaso i nostri pensieri, i nostri attegiamenti, la nostra cultura! tanto che non siamo più capaci a comprendere e riconoscere il nemico perché siamo diventati nemici di noi stessi perché minorati mentali e distrutti dalle bombe televisive e dalle bombe inquinanti di questi rifiuti di rifiuti e rifiuti umani.
alvaro sei un mito
condivido in pieno tutto quanto scritto