Non ha trovato ancora una soluzione la crisi politica che investe l’Egitto in queste ore. Sempre ad un passo dalla guerra civile, l’epicentro della tensione è sempre il Cairo dove si contrappongono i sostenitori del presidente deposto Mohammed Morsi da una parte e dall’altra i sostenitori del nuovo esecutivo. I Fratelli Musulmani, base dei sostenitori dell’ex presidente, non molla e continua a presidiare diverse piazze cittadine. Dopo la decisione del governo di non smobilitare i presidi musulmani in maniera forzosa, dopo aver preso atto della possibilità di un vero e proprio massacro, la fratellanza ha continuato nella sua azione di protesta e addirittura alzando il tiro.
Quest’oggi un grosso corteo di sostenitori di Morsi si è recato verso il Ministero degli Interni, nei pressi della piazza simbolo della rivolta contro il governo Morsi: piazza Tahir. Lì si sono verificati violenti scontri con i sostenitori del nuovo governo, anch’essi in presidio fisso nella piazza dove ci sono i palazzi governativi. Scontri che sono stati sedati dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa con l’utilizzo di gas lacrimogeni. Se in questo caso gli agenti sono riusciti ad evitare vittime non hanno fatto altrettanto durante una delle tante manifestazioni messe in campo in questi giorni dai Fratelli Musulmani.
Un uomo è stato ucciso da un proiettile esploso dalla polizia durante una manifestazione al Cairo da un agente in borghese. La morte è stata confermata da fonti governative anche se non è stata specificata la possibilità che a far fuoco sia stato un agente in borghese. Dal canto loro la fratellanza aveva già denunciato però il ferimento di altre cinque persone sempre da agenti in borghese. La leadership musulmana, sul fronte politico, ha però aperto ai negoziati ed ha designato come mediatore Ahmed al-Tayyeb, grande imam della moschea di al-Azhar e leader dei musulmani sunniti.