Che l’attenzione al cibo e a tutto quello che vi ruota attorno – trasmissioni tv, riviste specializzate, chef, ristoranti, eventi, multi store – sia un fenomeno che non tende a scemare ma che trova nuovi “adepti” di giorno in giorno è un dato incontrovertibile. Che dietro questa attenzione ci sia un fenomeno di costume che il marketing delle industrie alimentari – non tutte, ma buona parte – sta cavalcando è qualcosa che con precisione scientifica e altrettanta arguzia, Dario Bressanini ci svela in “Le bugie nel carrello. Le leggende e i trucchi del marketing sul cibo che compriamo”, edito da Chiarelettere.
Bressanini – ricercatore presso il dipartimento di Scienza e alta tecnologia dell’Università dell’Insubria di Como, già autore per lo stesso editore di “Pane e Bugie” e animatore del fortunato blog “Scienza in cucina” http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/ – prende il lettore per mano e lo conduce tra gli scaffali di un supermercato immaginario svelando verità e bugie che si nascondono dietro le etichette dei singoli prodotti. Ma, soprattutto, Bressanini smonta molti luoghi comuni che ci accompagnano quotidianamente.
Tra questi, che “naturale” non vuol dire necessariamente “buono”; che nessun prodotto può essere veramente “a chimica zero” e che molto spesso il nostro giudizio su un prodotto è “alterato” dal suo prezzo, soprattutto nel caso del vino.
Il libro è costruito in maniera tale che ogni capitolo sia un saggio a sé stante su un alimento di uso quotidiano (le patate “al selenio”, il pomodoro pachino, il vino “biodinamico”, la mortadella “naturale”, la mozzarella di bufala, le uova, il latte, il burro, il tonno) , la sua storia e – soprattutto – le indagini e le pubblicazioni scientifiche lo riguardano e che svelano i trucchi del marketing per rendere, ad esempio, una patata “intelligente” o un pomodoro di origini israeliane, un vanto dell’agroalimentare siciliano.
“Le bugie nel carrello” ci aiuta a capire, in maniera pratica, che differenza c’è tra un vino biodinamico e un vino biologico o tra uova di galline allevate in gabbia, a terra o con metodi biologici o sarebbe meglio dire ci aiuta a capire quale differenza….non c’è.
Nello stesso tempo è una scrittura godibilissima, di carattere divulgativo, una scrittura che molto spesso ti sorprende facendoti ridere di gusto, di noi stessi e delle nostre piccole manie.