La Corte Costituzionale ha bocciato la riforma delle province contenuta all’interno del decreto legge “Salva Italia”. La consulta ha così bloccato il piano di riordino delle province in base a numero di abitanti ed estensione proposto nel decreto legge. Una bocciatura però, come nei poteri della Corte, di metodo non di merito. Secondo i giudici infatti è illegittimo l’utilizzo del decreto legge per l’attuazione del riordino. Il decreto legge, per sua stessa natura costituzionale, è un provvedimento “d’emergenza” che va utilizzato solo in casi di necessità e di particolare urgenza in modo da far guadagnare tempo su questioni che richiedono un immediato intervento per poi passare al vaglio delle Camere.
Nel caso del decreto “Salva Italia” il governo ne ha fatto un uso illegittimo e per i giudici non è costituzionale l’attuazione della norma proposta da quel decreto. Una sentenza salutata con favore dall’Unione delle Province italiane che già al momento in cui venne presentato il decreto dall’allora governo Monti, si oppose per la modalità scelta visto che non riteneva urgenti le motivazioni economiche addotte al provvedimento. Dal canto suo, invece, l’attuale governo ha commentato la sentenza spingendo sulle riforme costituzionali.
A parlarne è stato il ministro delle Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello che ha sottolineato l’importanza delle modifiche all’intero titolo V della Costituzione, unica strada per un effettivo riordino istituzionale. La Corte ha inoltre deciso riguardo la riorganizzazione delle sedi giudiziarie. In particolare sull’illegittimità costituzionale sollevata da diversi tribunali di Italia soggetti ad accorpamento. L’unica istanza ad essere accettata è stata quella del tribunale di Urbino che resterà in città.