La Cassazione ha deciso che vanno rifatti due processi che molto hanno scosso l’opinione pubblica. L’omicidio di due giovanissime donne a Garlasco e Perugia. Omicidi efferati consumati in circostanze misteriose, i cui verdetti si erano basati su indizi piuttosto che su prove.
Non entro nel merito delle due complesse vicende giudiziarie, ma mi chiedo quale Giustizia sia quella che continua a ribaltare i verdetti all’infinito, lasciando tutti i protagonisti in un limbo allucinante?
Nel nostro sistema giudiziario dopo il processo di primo grado e l’appello, la Cassazione può esser chiamata a “processare il processo” controllare cioè se tutte le procedure siano state rispettate. E’ una reale garanzia per gli imputati e le parti lese, oppure diventa un perverso strumento per allungare i tempi della sentenza definitiva o cambiare le carte in tavola ad opera dei potenti di turno?
Un simile sistema contribuisce ad aggravare il carico di milioni di processi pendenti in Italia tanto in sede penale quanto in sede civile ma soprattutto trasforma la Giustizia in una banderuola smossa dal vento della convenienza. Credo che primo e secondo grado siano più che sufficienti a decidere di una vicenda, anche la più complessa. Specialmente se si agisce con celerità nelle indagini e per le udienze. Se poi comincia il balletto di rinvii, di notifiche errate, di perizie e controperizie con contorno di gossip mediatico, la Giustizia abbandona definitivamente l’Aula per consegnarla alla legge del più forte. La Giustizia o è rapida, oppur non è. Ed è un diritto per tutti i cittadini che sia uguale e con tempi certi per tutti.