Obama è ancora Presidente degli Stati Uniti. I voti popolari sono praticamente pari a quelli dello sfidante ma l’ inquilino della Casa Bianca ha vinto le elezioni portando a casa la maggioranza dei Grandi Elettori.
Un condottiero stanco, perfetta icona di una democrazia occidentale che privilegia l’apparire rispetto all’essere. Un mondo in decadenza dove si assegna il Nobel per la Pace ad un presidente che non ha posto fine ad un solo conflitto, dove si rinnova la fiducia ad un leader incapace di fronteggiare la crisi economica ed il crollo occupazionale. Yes, we can…. Ma purtroppo all’alba di stamani ho sentito ripetere ad Obama lo stesso discorso di quattro anni orsono: sogno americano, diritti per tutti, ambiente, lavoro, sviluppo. God bless America!!
Ma c’è un altro aspetto che m’inquieta. Obama ha vinto la più lunga e costosa campagna elettorale della storia celebrata sotto i riflettori di tutto il mondo. Eppure da tempo l’America non è più la superpotenza guida del pianeta. Stupisce tutto questo clamore per una votazione di gran lunga meno importante di quanto avverrà nelle prossime settimane in Cina dove ci sarà un cambio completo della classe dirigente.
I riflettori si sono accesi sull’Ohio ma restano clamorosamente spenti su Pechino. Di Obama, della sua famiglia, delle sue passioni sportive e culinarie sappiamo tutto ed anche di più. Cosa sappiamo dei nuovi leader cinesi che guideranno l’economia più potente ed il popolo più numeroso del mondo?
Non ho perso il sonno la notte appena trascorsa. Sono andato a dormire mentre l’America votava e mi sono svegliato mentre Romney dichiarava la sua sconfitta. Ho dormito placidamente e la mia vita non sarebbe cambiata di una virgola se l’esito elettorale fosse stato opposto. Forse converrebbe restare svegli la notte in cui la Cina cambierà i suoi condottieri e con essi il destino del mondo.