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Contro la crisi, coltiviamo pomodori. Gli orti urbani per vivere a lungo e sani

di Peppe Iannicelli
12/10/2012
INTERAZIONI: 13

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Optima Italia

Il Presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo mi ha fatto fare una bella scoperta; non archeologica, bensì biologica. Nell’area del parco archeologico di Pontecagnano, Legambiente ha creato 50 orti di città, di 100 metri quadri affidati ognuno ad un anziano in pensione.

I coltivatori evergreen, con metodi bio, coltivano melanzane, zucchine, peperoni, pomodori, e si trattengono con gli studenti che visitano il loro poderetto in un suggestivo interscambio generazionale.

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L’idea dell’orto di città, estesa anche ad altri comuni campani, è stata proprio bella. E’ una risposta all’isolamento ed allo stress. Gli anziani che quotidianamente coltivano la terra, oltre a trasmettere la cultura della coltivazione in modo artigianale ai giovani, sono usciti dall’isolamento  non soffrono di depressione. Un efficace sistema anche per intervenire sulle situazioni di degrado e abbandono di molte zone delle città, per vivacizzare le zone  particolarmente vocate all’agricoltura e per incentivare il cittadino a frequentare di più le stesse aziende agricole campane. Dal punto di vista sociale la coltivazione amatoriale dell’orto può costituire una valida risposta al desiderio di «sapere cosa si mangia», rappresentando, allo stesso tempo, un’opportunità per investire positivamente il proprio tempo libero, per stare all’aria aperta, per fare esercizio fisico producendo beni di consumo, per socializzare, uscendo dalla monotonia della routine cittadina.

In tempi di crisi è anche un modo per far quadrare il bilancio familiare risparmiando sull’acquisto di frutta e verdura. E poi, vuoi metter la gioia di veder germogliare l’insalata, crescere le zucchine, portare in tavola l’insalata coltivata con le proprie mani? Una filiera agroalimentare così corta è una soddisfazione che non ha prezzo.

E voi avete o desiderate il vostro orticello urbano? Parliamone.

Leggi i commenti

Comments 3

  1. Pio Pulcino says:
    9 anni fa

    Più che altro è interessante il ritardo. Si tratta di iniziative che al nord hanno luogo da decenni.

    Rispondi
    • roberto says:
      8 anni fa

      sono un campano che ha avuto la fortuna attraverso il lavoro di conoscere quasi tutte le regioni italiane maturando cosi una vasta esperienza nel food nazionale. proprio in questi giorni si celebra il salone del gusto a Torino. ma ci pensate a torino regione più industriale della stessa lombardia che parla di Terra Madre.mentre noi di Campania Felix grazie all’ignoranza ma sul serio.della nostra classe dirigente siamo costretti a parlare di Monnezza.

      Rispondi
      • federico says:
        8 anni fa

        di cosa possono parlare al salone del gusto.forse dei paccheri con le braciole, carciofi arrostiti,insalata di pomodori ma di san marzano sul sarno seconda la tradizione che nessuno conosce,saciccia e friarielli,un piatto di spaghetti con le vongole-lupini.polpette di melenzane di nocera inf.di bufala campana,caciocavallo podolico del cilento una pizza margherita col fior di latte di agerola e basilico salernitano conosciuto dal boccaccio nel 1200 che peccato per incapacità degli addetti al lavoro siamo diventati come la bottega di TUBIA A COCOZZA.buonasera

        Rispondi

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