Più passano le stagioni calcistiche e più i fatti mi convincono che Zeman sia un ottimo oratore ed un pessimo allenatore. Il boemo, che è solo all’apparenza taciturno, si è ormai specializzato in proclami sull’universo mondo pallonaro trascurando colpevolmente il lavoro tattico sul terreno di gioco.
Bravissimo Zeman a fustigare il malcostume calcistico, inadeguato a preparare una squadra competitiva come ha dimostrato il massacro andato in scena allo Juventus Stadium. La formazione bianconera, in vantaggio per tre a zero dopo diciotto minuti di dominio assoluto, avrebbe potuto vincere 9 a 1 ricordando nel punteggio i trascorsi con la pallamano del tecnico rivale.
Un allenatore oratoriano, e lo dico con il rispetto reverenziale di chi è cresciuto nell’Oratorio Salesiano, avrebbe compreso dopo appena tre minuti i rimedi da opporre allo strapotere bianconero. Invece nulla! Nemmeno una piega mentre Pirlo vagava solo per il terreno di gioco servendo allettanti palloni a punte e centrocampisti bianconeri sempre liberi davanti al portiere avversario.
Qualsiasi altro allenatore sarebbe stato cacciato a calci alla fine del primo tempo. Invece Zeman riscuote applausi e consensi sia nella sua che tra tutte le altre tifoserie eccezion fatta per quella bianconera. E già perché l’astuto Zeman concentra i suoi strali contro la Juventus che metà dei tifosi adora e l’altra metà odia. E’ una furba strategia di marketing dialettico che confonde le menti e crea sostenitori fanatici incapaci di distinguere tra le giuste e coraggiose denunce – che io sottoscrivo in buona parte – e la palese incapacità – che non ho timore di annotare – di Zeman ad ottenere risultati d’alto livello.
Insomma Zeman, chiacchiere e distintivo. Ma a tanti va bene così. In fondo in un buon film ci sta bene anche il Don Chisciotte che avanza contro i mulini a vento ritenendoli dei mostri. Purtroppo però il lieto fine non arriverà mai per i tifosi delle squadre zemaniane.