
Diaz, è il film di Daniele Vicari presentato con successo al festival di Berlino, che arriverà nelle sale italiane il 13 aprile. Il film racconta gli episodi legati al G8 di Genova di 10 anni fa.
Tutti i personaggi hanno nomi di fantasia ma sono ispirati a personaggi reali. Ad esempio quello di Elio Germano è ispirato al giornalista del Resto del Carlino Lorenzo Guadagnini, arrestato e vittima di percosse.
L’attore romano prevede un malcontento generale in quanto il regista non ha aggiunto nulla alla ricostruzione dei fatti scandita dagli atti del processo.
Quello che invece prevedo io, o meglio mi piacerebbe non vedere nei prossimi giorni è un al lupo al lupo ingiustificato che possa contribuire a far pendere l’ago della bilancia verso certe decisioni sulla distribuzione.
Mi riferisco ad esempio alla notizia che la Apple ha vietato ai minori di 17 anni l’app del film. La Apple, che censisce milioni e milioni di app, ha una politica molto dura e restrittiva, che non va presa come termine di paragone. Conosco sviluppatori che si sono visti apporre lo stesso limite per la presenza di foto di donne ammiccanti in bikini.
Diaz è un film come gli altri. Un film di denuncia se con il termine denuncia si intende la trasposizione cinematografica dei fatti (ovviamente bisognerà vedere quanto fedele sia la ricostruzione), ma un film come gli altri e come tale andrà trattato.