L’eleganza di Tosca a Sanremo 2020: Ho Amato Tutto è la bellezza del dolore

Note gravi di pianoforte e un canto sobrio e poetico: ecco la sinusoide emozionale di Tosca


INTERAZIONI: 3335

Con Tosca a Sanremo 2020 riscopriamo il pianoforte. La nuova canzone italiana si veste d’avanguardia, oggi, con giovani artisti che sdoganano l’autotune, tengono il tempo mentre liberano il loro flow e crivellano la galleria con il loro dissenso legittimato da capacità e coraggio.

C’è chi alla dote unisce la superficie e ricorre anche a vistosi abiti di scena; c’è chi è consapevole di non essere capace eppure fa il suo tentativo, e anche in questo caso si può parlare di coraggio.

Poi c’è Tosca. Abito sobrio, lo sguardo di chi è arrivato al Teatro dell’Ariston per comunicare, per distendere la tensione e carezzare il pubblico con il sentimento di una madre, una sorella e una donna. L’emozione è anche propria della malinconia, quella sottile lacrima in mezzo a un sorriso di chi vede un libro giungere all’epilogo e cerca il coraggio di sentire quel tonfo, quel rumore straziante di un volume che si chiude per sempre.

Ho Amato Tutto, 3 parole che sanno di rassegnazione e speranza. La fine di una relazione è sempre l’elaborazione di un lutto ma Tosca, di un’eleganza quasi fuori da questo tempo, ci insegna che se solo ci fermassimo a guardare i titoli di coda capiremmo che abbiamo appena vissuto un disegno perfetto. Noi, attori, abbiamo fatto la nostra parte insieme al co-protagonista ed è stato un film necessario.

Il pianoforte rintocca su note gravi. Si ferma, riparte. Arriva il canto: “Io so cantare so suonare so reagire ad un addio”, intona Tosca su note che minacciano di salire e colpirci, poi tutto cade anche nel tono e arriva la rassegnazione: “Ma stasera non mi riesce niente”.

Gli archi intervengono per tentare di lenire il dolore, ma c’è anche quell’accordo in maggiore che si unisce al tentativo. “E io adesso farei qualsiasi cosa per sfiorare le tue labbra, per rivederti”.

Tosca a Sanremo 2020 non fa danzare, non trasforma il Teatro dell’Ariston in una discoteca. Ho Amato Tutto è una ballata soffice, il fumo di una sigaretta giunta al suo ultimo sbuffo, l’ultimo sorso di vino prima di accogliere la notte in un letto semivuoto. Un ultimo sguardo alla città illuminata dai lampioni, da quella finestra che ora mostra la nostra effige riflessa, stanca e sola, poi sarà un sonno che a questo giro non dispensa consigli.

Con Ho Amato Tutto di Tosca impariamo che la solitudine è la seconda cosa più certa della vita. Prima o poi raggiunge chiunque e solo la nostra accoglienza può renderla meno dolorosa. Può esserci amica, la solitudine, se ad essa affidiamo la ricerca di una nuova consapevolezza e la volontà di accettare un fallimento.

Esiste, sì, quel fallimento. La sensazione è umana e come tale si può superare. Ciò che resta, in quel riflesso dal quale il nostro dolore tenta di nascondersi, è proprio quel vuoto. Il vuoto è tutto ciò che ci tiene ancora vicini a quel ricordo che nei momenti più felici era la linfa vitale, la ragione di tutto.

Ho Amato Tutto di Tosca a Sanremo 2020 è la carezza sulla ferita, la parola di conforto che ci insegna che niente è infinito, nemmeno quel dolore che oggi trova voce in quel sospiro amaro che chiude la canzone.